Come si sceglie il miglior avvocato per divorziare?

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Nella materia di diritto di famiglia, ed in special modo nel delicato procedimento di divorzio, le caratteristiche necessarie ad un avvocato per essere considerato il migliore sono certo differenti da qualsiasi altra materia di questa splendida professione. Preliminarmente a tutto quanto di seguito è necessario capire cos’è il divorzio, per poi poter capire gli avvocati divorzisti Roma. Ciò che comunemente viene chiamato divorzio si differenzia in scioglimento (in caso il matrimonio sia stato contratto con rito civile) o cessazione degli effetti civili del matrimonio (nel caso in cui il matrimonio sia di natura concordataria) e può – come nel caso della separazione – avere natura consensuale o giudiziale. Ad ogni buon conto, che vi sia l’accordo sullo scioglimento o meno, le cause di divorzio sono tassative ed elencate all’art. 3 della legge 898/1970. L’elenco contenuto nella normativa ha un sapore anacronistico e ricorda il farfugliare di Don Abbondio sulle cause ostative al matrimonio di Renzo e Lucia: “error, conditio, voto, cognatio, crimen, cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas, sissis affinis”. Le condizioni per lo scioglimento del matrimonio attengono, tutte, a ipotesi di tentato omicidio fra i coniugi o dei figli, commissione di reati contro la morale della famiglia od altre più oscure condizioni. Senza nulla voler togliere alla casistica individuata dal legislatore, statisticamente la causa di scioglimento più rilevante è la separazione. Ai sensi dell’art. 3 co 2 let. b) l. 898/1970 è possibile proporre domanda di scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio quando la separazione si sia protratta da almeno 6 o 12 mesi (a seconda che la separazione sia stata consensuale o giudiziale). Con la sentenza di divorzio vengono meno gli obblighi ed i diritti derivanti dal matrimonio, già diluiti con la sentenza di separazione, e sanciti agli artt. 51, 143 e 149 c.c. Ovviamente tutti gli obblighi nei confronti dei figli di cui agli artt. 337 ter; 337 sexies e 155 c.c. permangono, ed anzi vengono spesso rimarcati ed accentuati. Anche solo da questo breve excursus normativo è possibile intuire la volontà del legislatore, che emerge chiaramente dalla durata inferiore della separazione consensuale e dalla persistente tutela dei minori. Tali considerazioni non sono certo di poco momento poiché da queste è possibile anche individuare le qualità che il miglior avvocato divorzista Roma deve avere. Seppure non sono rare le coppie che vivono la propria separazione come un nuovo inizio, il divorzio spesso interviene su un nucleo familiare già distrutto e provato da una separazione. Dopo la sentenza di separazione, infatti, i minori spesso vengono usati per meschine ripicche sull’altro genitore; l’assegno di mantenimento pesa come un macigno sulle spalle del genitore non collocatario. Se inoltre vi è stato l’addebito della separazione, la sensazione di revanche è forte come nella Francia del XIX secolo. In questa zona di guerra che è la separazione dei coniugi si deve muovere il divorzista Roma. Vi sono molti modi in cui un avvocato divorzista Roma può affrontare la situazione. Preliminarmente è doveroso tentare il percorso consensuale. Per permettere al proprio assistito il migliore approccio alla procedura di negoziazione è necessario spiegare minuziosamente gli obblighi che il divorzio porta con se. Gli obblighi nei confronti dei figli normalmente rimangono immutati nel passaggio fra separazione e divorzio, specialmente in tempistiche ravvicinate. Per un approfondimento sugli stessi rimandiamo all’articolo “Separazione, inizio di una storia”. Di converso gli obblighi nei confronti del coniuge appaiono essere quelli più facilmente modificabili in sede di divorzio. L’assegno di mantenimento, come quello divorzile tende all’ assistenza al coniuge economicamente più debole. Pur tuttavia l’assegno di divorzio, seppure risponde alla medesima ratio assistenziale dell’assegno di mantenimento, ha diversi criteri di quantificazione. Difatti, se la quantificazione del mantenimento dovuto è fortemente ancorata al principio del mantenimento dello stile di vita in costanza di matrimonio, di converso l’assegno divorzile si assesta in un momento in cui il vincolo matrimoniale viene meno; pertanto rapportarne la quantificazione al mantenimento dello stile di vita porterebbe alla paradossale situazione di ripristino di una situazione venuta a cessare.

Quali sono, quindi, i criteri applicabili all’assegno di divorzio?

La legge 898/1970 all’art. 5 co. 6 stabilisce che con la sentenza di divorzio il Giudice quantifica l’assegno divorzile. Dall’entrata in vigore della legge 898/1970, per quasi cinquant’anni, il criterio cardine per la quantificazione dell’assegno divorzile è stato lo stile di vita in costanza di matrimonio. Nel 2017, quindi, i Giudici di Cassazione con la sentenza 11540/17 hanno inteso rapportare tale criterio dello stile di vita con il criterio dell’autosufficienza del coniuge mantenuto, valutandone redditi e patrimonio. Successivamente, nel 2018 con una sentenza a Sezioni Unite, i Giudici di legittimità hanno attenuato quanto stabilito con la sentenza del 2017 coniando un criterio composito che tiene conto del tenore di vita, come dell’effettivo apporto alla vita coniugale di entrambi i coniugi. Nel 2019, quindi, con varie sentenze gli Ermellini sono ritornati sulla vicenda della quantificazione dell’assegno di divorzio ricordandone la natura assistenziale e compensativa a scapito del criterio del tenore di vita. Non è necessario essere fini giuristi per comprendere che la Cassazione sta inviando un forte segnale: “la L. 898/1970 affida la quantificazione dell’assegno di mantenimento a criteri che non corrispondono alla realtà odierna”. Il Legislatore appare aver colto tali segnali ed nell’aprile del 2019 ha approvato alla camera la proposta di legge n. 506. Con tale disegno vengono individuati nuovi criteri per la quantificazione dell’assegno di mantenimento, prevedendo altresì che lo stesso possa essere corrisposto a tempo. L’altalenante giurisprudenza sul punto permette di comprendere perché gli avvocati divorzisti Roma non possono dare ai propri assistiti certezze circa la quantificazione dell’assegno. Ma vi è di più, grazie al pendolo giurisprudenziale vi sono diversi orientamenti a cui un Giudice può rifarsi al fine della quantificazione degli obblighi economici. L’avvocato divorzio Roma è il migliore quando riesce a dipingere al proprio assistito tutto il quadro relativo alla posizione patrimoniale del divorzio evidenziando le lacune ed i punti di attrito. Chi promette schiaccianti vittorie o semplici stratagemmi spesso viene smentito. La chiave per un divorzio che non sia bagnato di sangue è la chiarezza. Se le parti sono a conoscenza di diritti e doveri, dei criteri per la quantificazione degli obblighi, l’accordo sarà sempre possibile. Gli avvocati divorzisti Roma spesso risentono del complesso di Dio, sentendosi unici depositari delle chiavi necessarie per vincere in Tribunale. Forse è così, ma un divorzio non può ridursi ad una straziante battaglia a colpi di denunce e ricorsi. A volte un divorzio può essere solamente l’accordo di due persone che, anche se non si amano più, continuano a rispettarsi.

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