Maltrattamenti in famiglia

Maltrattamenti in famiglia a Roma — Studio Legale Ruffinotti

I maltrattamenti in famiglia rappresentano una delle violazioni più gravi della dignità e dell’integrità della persona. L’art. 572 c.p. punisce chiunque maltratti una persona della famiglia, un convivente o un soggetto sottoposto alla propria autorità o affidato per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia.

Definizione e caratteristiche del reato

Perché si configuri il reato non è sufficiente un singolo episodio, ma è necessaria l’abitualità dei comportamenti: azioni ripetute nel tempo che determinano un vero e proprio clima di sopraffazione. Si tratta di condotte che possono consistere in aggressioni fisiche, umiliazioni, minacce, insulti, privazioni o isolamento sociale. Anche la violenza psicologica, se sistematica, integra il delitto di maltrattamenti.

Gli atti devono avere una gravità tale da causare sofferenze fisiche o morali significative, fino a compromettere la salute o la dignità della vittima.

 

Soggetti coinvolti

L’autore del reato può essere un familiare, un convivente o una persona che esercita un’autorità sulla vittima. Quest’ultima può essere un coniuge, un figlio, un genitore o chiunque viva stabilmente nel nucleo familiare, ma anche una persona affidata per ragioni di cura o educazione.

 

Le pene previste

L’ordinamento italiano punisce severamente i maltrattamenti in famiglia, con pene proporzionate alla gravità delle conseguenze:

  • Reclusione da 3 a 7 anni per l’ipotesi base.
  • Reclusione da 4 a 9 anni se dai maltrattamenti derivano lesioni gravi.
  • Reclusione da 7 a 15 anni se dalle condotte deriva la morte della vittima.

Con la Legge n. 69/2019, il Codice Rosso, il procedimento per i maltrattamenti è stato inserito tra quelli a trattazione prioritaria, garantendo tempi più rapidi e tutele immediate per le vittime.

 

Aspetti procedurali e civili

La denuncia può essere presentata dalla vittima o da chiunque venga a conoscenza dei fatti. L’attivazione del Codice Rosso consente alla magistratura di intervenire tempestivamente con misure cautelari come l’allontanamento dalla casa familiare o il divieto di avvicinamento.

Sul piano civile, i maltrattamenti hanno conseguenze rilevanti:

  • il coniuge vittima può richiedere la separazione con addebito al responsabile;
  • il giudice può disporre l’affidamento esclusivo dei figli al genitore non responsabile;
  • la vittima ha diritto al risarcimento del danno per le lesioni fisiche, morali e psicologiche subite.

 

Il nostro approccio legale

Lo Studio Legale Ruffinotti assiste chi subisce maltrattamenti in famiglia in ogni fase: dal primo colloquio riservato, alla denuncia, fino alla costituzione di parte civile. Collaboriamo con avvocati penalisti con esperienza in reati familiari e con la psicologa clinica e forense a Roma, Studio Mancori, per offrire un supporto multidisciplinare, particolarmente prezioso nei casi che coinvolgono minori.

L’esperienza maturata nel diritto di famiglia consente di affrontare i procedimenti con una strategia che unisce rigore tecnico e attenzione alla persona, garantendo tutele rapide e concrete.

 

Domande frequenti sui maltrattamenti in famiglia

Maltrattamenti o conflitti familiari: come distinguerli?

Conta l’abitualità e la gravità delle condotte. I litigi, pur accesi, non integrano automaticamente il reato se non si traducono in una sistematica condizione di soggezione e sofferenza per la vittima.

È necessario sporgere querela?

Il reato di maltrattamenti è generalmente procedibile d’ufficio: ciò significa che le autorità possono agire indipendentemente da una querela. Tuttavia, formalizzare subito i fatti è importante per attivare tempestivamente le misure di protezione.

Quali misure di protezione si possono ottenere?

Il giudice può disporre l’allontanamento dalla casa familiare, il divieto di avvicinamento o altre misure cautelari. La violazione di tali ordini costituisce un ulteriore reato.

La vittima ha diritto al gratuito patrocinio?

Sì. Nei casi di maltrattamenti, la vittima può accedere al patrocinio a spese dello Stato anche indipendentemente dal reddito, come previsto dal Codice Rosso.

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